L’Amica Geniale/I valori che le donne tramandano

di Alice Bafico

– Volete leggere un libro, ma non sapete quale comprare? Il romanzo “L’Amica Geniale”, uno dei libri di tendenza più venduti in Italia in questo momento, potrebbe fare al caso vostro. Vi è mai capitato di leggere un libro e ritrovarvi in esso anche se tutto, dall’ambientazione all’epoca alle vicende, sia completamente diverso da ciò che vivete voi in realtà? Questo è ciò che mi è capitato leggendo il romanzo “L’Amica Geniale, ed oggi cercherò di farvi capire il perché.

“L’Amica Geniale” è il primo romanzo di un ciclo di quattro altri libri della sfuggente autrice italiana Elena Ferrante; tratta l’infanzia e l’adolescenza di Elena Greco, narratrice e protagonista del lungo racconto assieme alla sua amica Raffaella Cerullo, detta Lina o Lila, sullo sfondo della Napoli più degradata nella metà degli anni ’40. Entrambe sono molto intelligenti e sveglie, e sentono la stretta soffocante del “rione” che non le permette di sviluppare appieno i loro talenti: alla fine della scuola primaria, infatti, solo Elena proseguirà gli studi mentre Lina, per volere o per obbligo, si troverà a lavorare nel calzaturificio di famiglia. Le due ragazze cresceranno in un contorno di tradimenti, soldi e omicidi, venendo subito messe alla prova dalla crudeltà della vita che non riuscirà mai a impedire loro di cercare la felicità e l’agiatezza in cui non sono nate.

Le loro vite seguiranno due percorsi completamente diversi – come si scoprirà negli altri tre libri della serie – ma paralleli: le disavventure dell’una corrispondono sempre alle avventure dell’altra, obbligando Lina e Lenù a cercarsi sempre, chi più chi meno.
Non possono vivere insieme, non possono vivere separate: entrambe sono l’amica geniale l’una dell’altra, ciò che per una è lo studio e la dedizione, per l’altra è l’ingegno e la sfrontatezza.

Mi sono ritrovata, in questo primo libro in particolare, nella figura di adolescente femmina che vuole diventare emancipata e liberarsi dal peso delle origini andandosene via, ma che al contempo è conservatrice di posti, persone e profumi che solo la terra dove sei nato conserva e condivide con te. Mi sono ritrovata molto di più in Elena, così dedita agli studi in cui vede una scappatoia dalla realtà del rione da sembrare ingrata alla famiglia, più che in Lina, una testa matta che mille ne pensa e cento ne fa, cambiando idea in continuazione pur di non ritrovarsi impantanata nel giro malato e sporco di soldi delle attività del rione. Ma più di tutto, mi sono ritrovata nelle loro figure di giovani donne in competizione, alla ricerca della loro vera identità, con i continui dubbi di rubare quella di qualcun’altro.

Di questo romanzo – da molti definito di formazione – ho apprezzato più di tutto la forma, che lo fa somigliare ad una di quelle storie che nonne o vecchie zie raccontano o a Natale o a Pasqua, quelle che ti lasciano sempre un po’ stupito perché ti fanno capire che le realtà emotive ed interne non cambiano di epoca in epoca, come è solito pensare.

Nonostante io, Elena e Lina non condividiamo nulla a prima vista – località, epoca o stato sociale – con uno sguardo più attento, si capisce perfettamente che le fasi della vita, proprio quelle che scandiscono il racconto nei quattro libri della serie, sono il filone che lega le due protagoniste ai lettori. I dubbi, le incertezze, le delusioni di Elena e Lina non sono altro che le stesse emozioni che ogni persona vive durante la propria giovinezza.