Perché nel 2016 i giovani sono apatici?


di Rachele Alvarado
In qualità di ragazza che ha compiuto da poco la maggiore età, spesso mi sento dire: “I giovani d’oggi sono apatici, non fanno più ragazzi come una volta” o “alla tua età…” e così via. Inizialmente nella mia mente giustificavo questo comportamento dicendomi che le stesse parole sono arrivate all’orecchio di ogni generazione, e che spesso le persone avanti negli anni idealizzano la loro giovinezza essendo per loro ormai solo un ricordo sbiadito. Ma è davvero così? I giovani d’oggi, me compresa, sono allo stesso livello dei giovani di venti, cinquanta o cento anni fa? Oppure c’è davvero un costante e, neppure così lento, declino della società?
L’umanità in toto, dal mio punto di vista, è migliorata, problemi come il razzismo e la discriminazione sessuale si stanno attenuando: nella maggior parte del mondo, ormai, non viene più considerata normalità mostrare odio nei confronti di una persona solo per il suo orientamento sessuale. I giovani nati negli anni ’90 del secolo scorso sono nati a cavallo di questa rivoluzione, con una mente più aperta alle differenze, più tollerante, e sebbene ci sia ancora della strada da fare, la maggior parte di loro ha imparato che la diversità non è una cosa di cui vergognarsi o per provare rabbia o paura. Sempre più ragazzi si concentrano sulla loro istruzione, proseguendo gli studi nonostante il futuro, lavorativamente parlando, non sia dei più rosei. Eppure d’altro canto ci sentiamo “piccoli” per sempre, ci sentiamo sempre figli, e ci sembra naturale che le decisioni siano responsabilità di altri, quando in realtà –ovviamente- non è così. La partecipazione sociale e politica non è paragonabile a quella che si respirava 30 anni fa: in molti ragazzi la passione si è spenta, smorzata da un senso opprimente di corruzione e di immobilità. Il nuovo millennio, insieme a tante novità, sembra aver portato con sé il crollo di molti ideali… Le contestazioni studentesche del ’68 ci sembrano ormai lontanissime, pur essendo quanto mai attuali. Perché noi, giovani d’oggi, non partecipiamo più così attivamente? Perché non siamo più in prima linea per lottare con le unghie e con i denti e prenderci quello che è nostro di diritto? I nostri nonni e genitori per tutta la vita hanno avuto un nemico da odiare: Hitler, Mussolini, il terrorismo di Stato, e proprio da questo odio traevano la forza per le loro battaglie sociali. Quest’odio è stato in grado di risollevare situazioni drammatiche, di vincere guerre, di liberare paesi. Io credo che sia proprio per questo che i giovani di oggi sembrano apatici e svogliati agli occhi delle persone che sono state così mosse dall’odio: non siamo sonnolenti, non siamo apatici o indifferenti rispetto a quello che ci circonda, stiamo solo cercando di portare avanti le nostre idee senza dover per forza trovare qualcuno da odiare.

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