2016, debutta l’alternanza scuola-lavoro

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di Veronica

– La riforma de “la buona scuola” sta introducendo nell’ambito dell’istruzione sempre più cambiamenti: il più recente, e molto di peso per un paese come il nostro, è quello delle ore obbligatorie di alternanza scuola-lavoro, ovvero dei periodi di tempo durante i quali noi studenti del triennio dovremmo imparare come funziona la vita lavorativa. É stato anche stabilito un minimo di ore da completare: 200 per il licei e 400 per gli istituti tecnici. Queste ore si dividono a loro volta in due gruppi di 70 e uno di 60. Alcuni giorni saranno dedicati ad attività teorica, quali corsi sulla sicurezza, sul primo soccorso o sulla cultura d’impresa. Altri giorni invece saranno dedicati alla pratica, che per i classicisti vuol dire principalmente lavorare in musei o biblioteche mentre per gli studenti del linguistico la pratica consiste nel patecipare alle attività di imprese di traduzione o stage in alberghi, infine – per lo scientifico – si punta soprattutto a stage in università, nei grandi poli di ricerca scientifica.
A disposizione di questa iniziativa del governo sono stati messi 100 milioni di euro all’anno a partire dal 2016. Per l’innovazione didattica e i laboratori, sono stati forniti invece subito 90 milioni di euro che le scuole otterranno partecipando a diversi bandi di concorso. L’obiettivo dichiarato è quello di orientare i giovani al lavoro. Sarà compito del dirigente scolastico individuare imprese pubbliche e private con le quali stipulare convenzioni, adatte ad aiutare l’alunno nella scelta di un’università o un’occupazione. L’alternanza scuola-lavoro si potrà fare anche d’estate secondo “il percorso formativo personalizzato” e soprattutto anche all’estero. Inoltre i percorsi di alternanza saranno parte integrante del percorso di studi e daranno la possibilità di avere una valutazione che sarà poi aggiunta nei curricula dei ragazzi. Infine chi farà l’alternanza scuola-lavoro sarà coperto da un’assicurazione Inps e da una seconda per i danni causati da terzi.
La scuola italiana, insomma, sta cambiando e adesso quello che diventa interessante è capire come la nostra scuola proporrà a noi, nel concreto, questo cambiamento.

 

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