Liceo classico, se muore lui muore l’Italia.

– Di Rachele

Secondo un sondaggio riportato sul corriere della sera del 13 maggio 2009, circa il 10% degli alunni italiani opta, al termine della scuola secondaria di primo grado, per una scelta di studi classici.

Questa percentuale, decisamente già bassa, fu destinata a diminuire ancor più nel 2013, anno nel quale, secondo una rivelazione ISTAT, la media nazionale divenne di appena 6%. Per quale motivo un paese con delle radici così profonde, quali sono quelle tramandateci dei greci e dei romani, dovrebbe evitare di prendere in considerazione l’indirizzo classico? Queste due lingue “morte”, infatti, ci hanno dato molto, probabilmente tutto. Non mi sto riferendo solo all’usuale riconoscimento che viene fatto loro, come l’essere in grado di dotare un alunno del fondamentale spirito critico, utile come formazione, tramite un’apertura mentale finalizzata a crescere uomini pronti alle circostanze della vita che ci si stanno tessendo davanti. Ritengo semplicemente che sia doveroso per un cittadino italiano (degno di essere chiamato tale) essere a conoscenza dell’origine della nostra lingua, dei nostri usi e costumi, delle nostre leggi e delle nostre tradizioni. I nostri antenati infatti, a distanza di migliaia di anni, hanno posto le fondamenta per quello che doveva essere uno Stato basato su sostegni solidi e ineguagliabili. Chissà come avrebbero reagito Cicerone, Tucidide, Senofonte e Seneca se avessero saputo che nel 2016 solo il 5% dei giovani italiani avrebbero scelto di arricchire la loro preparazione alla vita con lo studio delle loro opere! Chissà se fossero venuti a conoscenza del fatto che i posteri su cui tanto avevano riposto speranza avrebbero preferito spendere il proprio tempo libero per allettarsi alla visione di programmi televisivi quali “Uomini e donne” e “Il grande fratello VIP”. È evidente come per molti di noi mettere da parte la propria vita sociale per spendere qualche ora, giorno e anno in più con il viso affogato in smisurati volumi colorati di caratteri incomprensibili sia considerato un inutile spreco di tempo. Purtroppo, mi dispiace distruggere i castelli di carta di questo 95% dei miei compatrioti: tutto si può dire del latino e del greco, meno che siano lingue inutili, elitarie e fini a se stesse. Infatti, sebbene siano lingue “morte”, non ci si può dimenticare di attribuire loro (e solo a loro) il perfezionamento e la completezza nella formazione di chi si diletta nell’incontro di queste sensazionali culture.

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