Il forno di Sednaya: la storia si ripete?

di Federico Lobiano

– Gli americani hanno dichiarato che in una prigione siriana di Assad, più precisamente la prigione militare di Sednaya, avvengono più di cinquanta impiccagioni al giorno, bruciando i corpi dei prigionieri in un forno costruito nei pressi del carcere.
Come dimostrano le foto presentate dal responsabile del Dipartimento di Stato per il Medio Oriente, Stuart Jones, dal 2013 al 2017 un’area del carcere sarebbe stata ampliata con una nuova struttura: un forno crematorio.

I carcerati

Le persone rinchiuse all’interno di questo carcere sono di ogni tipo: dai soldati ai giornalisti, dai medici agli assistenti sociali, dagli elettricisti agli avvocati. Questi non sono “normali” rapimenti, in quanto organizzati dallo stato, ma non sono nemmeno arresti, in quanto avvengono al di fuori delle solite procedure. Queste sono sparizioni forzate: le persone possono sparire per mesi, anni, o per sempre.
Dal 2011 a oggi, le morti nel carcere sono centuplicate, da tre persone al mese, a trecento.

Dal 1940 al 2017

Quando si sente parlare dell’atroce crimine commesso da Hitler e dai nazisti nella seconda Grande Guerra sembra quasi un’epoca lontana dalla nostra, un’epoca completamente diversa, cosciente, ma a quanto pare, non è così.
È stata una lezione tosta quella dell’olocausto, e l’uomo si era ripromesso di non farlo più, ma come sempre, quest’ultimo si sbaglia e commette lo stesso errore: la dimostrazione è stata questo carcere, oppure, i campi di “rieducazione” in Cecenia, dove centinaia di uomini sono stati deportati, la loro colpa? Essere gay.
La nostra società è una società che tende a dimenticare, a scrollarsi tutti i problemi dalle spalle, un πάντα ρει (panta rei, tutto scorre) eccessivo… Ma non è così che si superano i problemi, che si superano le guerre e gli olocausti, purtroppo però, questo è solo fiato sprecato in un coro di ingiustizia.