Siria/Il terrore dei sopravvissuti

a cura della Redazione Storie

Nel 2011, da quando l’attuale crisi in Siria ebbe inizio, la situazione è diventata terribilmente catastrofica. Un carcere in particolare è conosciuto più degli altri per le continue stragi dei prigionieri: la prigione militare di Saydnaya, situata 30 km a nord di Damasco. Trump accusa il regime di Bashar al-Assad di eseguire uccisioni di massa e di bruciare i corpi in un forno crematorio e le foto satellitari dimostrano la costruzione di quest’ultimo nei pressi della prigione. Sono circa 17.000 i siriani morti in prigione dal 2011 e ciò viene rivelato nel video “Inside Saydnaya: Syria’s Torture Prison”, realizzato da Amnesty International, organizzazione internazionale che difende i diritti umani. Nello stesso video sono state raccolte le testimonianze di 65 persone che sono sopravvissute alle troture in quella prigione.

Nel video realizzato da Amnesty International, per denunciare le stragi che da 6 anni a questa parte si verificano nella prigione di Saydanaya, vengono mostrate foto satellitari del carcere e alcune dichiarazioni dei sopravvissuti a questo posto, definito come “il più orribile al mondo”.

La maggior parte dei detenuti di questo inferno sono attivisti politici che si dichiaravano pubblicamente contro il regime di Bashar al- Assad o persone che davano rifugio agli sfollati dei conflitti civili. Nelle testimonianze raccolte in molti hanno sottolineato quanto disumano e poco igienico fosse lo spazio in cui erano costretti a vivere: celle grandi quanto una cabina telefonica, senza docce, senza cibo, senza spazio personale. Le botte, le frustate e le denigrazioni erano all’ordine del giorno: più i prigionieri si mostravano deboli, più le guardie ci andavano pesante.

Il video si conclude con alcuni dati agghiaccianti forniti nel febbraio dell’anno scorso dalla Commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite, la quale, grazie a 621 interviste, è riuscita ad esaminare le migliaia di morte avvenute tra marzo 2011 e novembre 2015. Molti sono morti per le torture ricevute, altri, invece, a seguito delle dure condizioni di vita in cui erano costretti a vivere.

In conclusione é possibile affermare che dall’apertura del carcere, nel 2011, sono stati commessi gravi crimini contro gli essere umani. L’Amnesty Internetional ha quindi invitato il Consiglio delle Nazioni Unite ad intervenire per trovare una soluzione in modo che il governo siriano apra le sue prigioni agli osservatori internazionali e fermi queste esecuzioni atroci.